di Marco Macchiavelli
Sono arrivato spoglio, con addosso solo il respiro dei miei sogni. Sogni di comunione, di un progetto che non fosse mio, ma nostro. La Sardegna mi ha accolto come solo una madre sa fare: senza domande, senza condizioni. Mi ha offerto un posto dove posare la testa, ma soprattutto un grembo dove far germogliare ciò che il mondo chiama utopia. E in quel grembo, tra rocce antiche e mari che cantano storie millenarie, ho trovato amici e amiche che oggi sento fratelli e sorelle.
Madre Terra, con le sue mani di argilla e vento, mi ha insegnato che la generosità non chiede nulla in cambio. Mi ha donato un focolare dove condividere pane e silenzi, dove ogni lacrima diventa sorgente e ogni risata si trasforma in danza. Non mi ha fatto mancare nulla, perché nella sua saggezza sa che il vero nutrimento è la presenza, non il possesso.
Padre Sole, invece, ha dipinto il mio cammino con la sua luce dorata. Ogni alba era un invito a osare, ogni tramonto una carezza per ricordarmi che anche le cadute fanno parte del volo. La sua luce non ha illuminato solo sentieri, ma ha acceso nel mio cuore un fuoco: l’idea di qualcosa di più grande, che non appartiene a me, ma a tutti noi. A chiunque senta risuonare nel petto il richiamo dell’amore, della verità che sgorga dalla giustizia, dell’armonia che nasce quando ogni passo rispetta il ritmo vitale del tutto.
Questo progetto non è una meta, è un viaggio. Ogni persona che si avvicinerà troverà spazio per esprimere la propria essenza, per scavare nelle profondità interiori e far emergere talenti sepolti. Mano nella mano, creeremo un cerchio che non conosce confini: si allargherà come le radici degli ulivi, abbracciando chi cerca casa, chi anela a crescere, chi crede che l’unione sia la prima pietra di un mondo nuovo.
Non siamo isolotti, siamo arcipelago. E insieme, passo dopo passo, cammineremo Verso l’Uno.
Grazie Sardegna ti dedico L’Equilibrio
Madre Terra e Padre Sole danzano,
lei, grembo che accoglie semi e cicatrici,
lui, braccio che disegna orizzonti e confini.
Nel suo silenzio, il femminile sacro tesse la vita,
nel suo ardore, il Tao maschile scrive la via.
Lei è la notte che culla i germogli,
lui il mattino che sveglia i desideri.
Insieme, un gioco di ombre e chiarori:
dove il grano cresce e il fiume scorre,
dove l’amore non è possesso, ma fioritura.
Due respiri, un solo battito.
Due ali, un unico volo.
Così siamo noi:
figli di un equilibrio antico,
nati per ricordare che ogni luce ha bisogno di terra,
e ogni radice ha sete di cielo.
Grazie Sardegna ma anche grazie a voi, compagni e compagne di viaggio, per ogni mano tesa, ogni sorriso, ogni sogno condiviso. Il cerchio è vivo, e il cammino è appena iniziato.
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